lunedì 31 marzo 2008

Un periodo difficile


I giorni che seguirono furono fra i più difficili e bui della mia vita.
Non avevo certezze, non avevo più una ginecologa alla quale affidarmi ed ero sola con i miei problemi.
Quello che sapevo in quel momento e che mi tormentava era che:
1) Dovevo operarmi assolutamente per togliere la cisti dermoide all'ovaio
2) La cisti era già piuttosto grande e rischiavo di perdere l'ovaio. Prima mi operavo e meglio era
3) Sarei potuta rimanere con 1 ovaio solo e avevo paura che questo volesse dire avere poi solo il 50% di possibilità di restare incinta
4) Avevo una malformazione all'utero non operabile che mi prospettava grandi difficoltà e grandi dolori per il futuro, con solo 60% di possibilità di portare a termine una gravidanza
5) Il mio medico mi aveva sconsigliato l'Humanitas, ospedale della ginecologa che mi seguiva in quel momento e al quale avrei potuto accedere per farmi operare nel giro di 1 mese
6) L'ospedale migliore per questo intervento e dove avrei potuto farmi seguire anche in futuro era la Mangiagalli, ma le liste d'attesa rischiavano di allungare i tempi e di aumentare la possibilità di dover asportare l'ovaio

Raramente in passato mi ero sentita persa, sola e impotente come in quel momento. Non sapevo davvero cosa fare e mi veniva male solo al pensiero di dover telefonare alla Mangiagalli per prenotare una visita ginecologica generica e ricominciare tutto d'acapo.
Ma la cosa peggiore e più dolorosa fu certamente l'effetto della panoramica generale della situazione, il vedersi allontanare sempre di più la speranza di avere un figlio.

Insomma mi stava crollando il mondo addosso e per un pelo non mi lasciai schiacciare. Poi fortunatamente si rifecero vive la mia forza e la mia combattività, e cominciai a lottare contro il "destino" avverso.

In quei giorni avevo finito un lavoro per un'amica di mia sorella e andai da lei per ricevere il compenso. Purtroppo appresi che aveva gravi problemi di salute e cominciammo a parlare un po' delle nostre magagne. Quando le raccontai brevemente la mia situazione, mi disse che sia lei che mia sorella conoscevano un ginecologo della Mangiagalli, e io ovviamente non persi tempo.
La sera stessa telefonai a mia sorella e le chiesi il favore di contattare questo ginecologo, ma non per farmi visitare da lui, bensì per farmi consigliare una brava ginecologa DONNA della stessa struttura ospedaliera.
Lei insistette ancora col maniaco delle anoressiche, giudicandolo il migliore al quale potevo rivolgermi, ma dopo la brutta esperienza avuta con lui a Luglio non ne volevo sapere, così me la cavai dicendo la verità, e cioè che il mio medico, del quale mi fidavo, mi aveva raccomandato la Mangiagalli.
Anche se non troppo d'accordo con la mia scelta, mia sorella si attivò subito, dal giorno dopo, e nell'attesa cominciai anch'io frenetiche ricerche in Internet.

Mia madre
, vedendomi preoccupata, depressa e anche stressata, cominciò a telefonarmi più volte al giorno elargendo frasi del tipo "A volte è il destino a decidere per noi e forse il tuo è quello di non avere un figlio" ed elencandomi decine di malattie ereditarie che presumibilmente c'erano in famiglia, come per dire che forse non era nemmeno il caso di provarci.
Adesso come adesso, col senno di poi, credo siano state solo frasi maldestre nel tentativo di aiutarmi a non vivere la situazione come un dramma, ma purtroppo sortirono proprio l'effetto contrario. Inoltre, vidi l'atteggiamento di mia madre come un tentativo per scoraggiarmi che mi deluse profondamente.

Anche il mio compagno ebbe purtroppo delle uscite un po' infelici in quei giorni, manifestando seri dubbi e molte paure di fronte al discorso figli.
E tutto questo non fece altro che farmi sentire ancora più sola e depressa.

Passarono i giorni e da mia sorella nessuna notizia. Così le telefonai. Il ginecologo pareva introvabile ma capii anche che era troppo presa dal lavoro e dalle sue cose per star dietro a questa ricerca.
Così per qualche giorno mi sentii abbandonata anche da lei.

Mi resi conto però che tutti questi dolori, tentativi di scoraggiamento e delusioni non avevano fatto altro che aumentare e rafforzare il mio desiderio di maternità.
Ora ne ero certa, avrei lottato con le unghie e con il sangue per avere il mio bambino.

Continua...

giovedì 27 marzo 2008

Il secondo errore e il panico


Entrai dalla ginecologa piena di preoccupazioni e purtroppo ne uscii ancora più preoccupata.
Infatti, le mostrai subito il risultato della Risonanza Magnetica pregandola di visionare il CD-Rom che mi avevano dato al San Raffaele.
Già quando lesse il referto, sussultò e restò sorpresa per la cisti dermoide all'ovaio, ma pensai che fosse comprensibile, in fondo un medico non poteva ricordarsi proprio di tutti i suoi pazienti.
Cominciai ad avere dei dubbi sulla sua professionalità quando vidi che aveva grosse difficoltà nell'ispezionare il Cd-Rom della RMN.
Certo anch'io avevo constatato, provando a capirci qualcosa a casa, che l'utilizzo del disco non era proprio intuitivo, ma di certo non mi aspettavo che la ginecologa si sarebbe trovata ancora più in difficoltà di me.
Cercai di aiutarla e in effetti riuscì a vedere qualcosa in più, ma si scoraggiò abbastanza in fretta e alla fine volle dare per buono quello che c'era scritto sul referto, il che voleva dire che per quanto riguardava l'utero, per lei "setto muscolare completo" era sinonimo di non operabile.

Sinceramente, questa diagnosi presa per buona, senza nemmeno visionare bene le immagini dell'utero, mi lasciò perplessa e comprensibilmente dubbiosa.
Ma poi tutta la visita si concentrò sulla cisti dermoide, e vista la serietà della situazione, lasciai l'utero in secondo piano.

Infatti, sulla RMN era segnata una cisti dermoide delle dimensioni di circa 3 cm, mentre dall'ecografia interna che mi fece la ginecologa, risultò almeno di 4 cm.
I casi erano 2: o la cisti era cresciuta di 1 cm nel giro di 1 mese, oppure la RMN non era riuscita a vederla tutta in quanto composta da masse organiche diverse (grasso, acqua ecc.)

Mi disse che avrei potuto affrontare la cosa in 2 modi: 1) Non operandomi, tenendo la cisti sotto controllo e provando subito ad avere un figlio 2) Operandomi, col rischio in entrambi i casi di perdere l'ovaio.

Purtroppo però dovetti ricordarle io che con la mia malformazione all'utero il discorso gravidanza non era né così facile né così immediato. Avrei potuto dover affrontare diversi aborti o comunque diversi tentativi di gravidanza a vuoto, e non ero affatto sicura che nel frattempo la cisti non sarebbe cresciuta. Insomma mi sembrava una scelta pericolosa che avrebbe potuto davvero farmi perdere l'ovaio oltre che affrontare possibili sofferenze.
Ovviamente mi dette ragione e quindi mi consigliò l'operazione.

Le chiesi se era chirurgo e mi rispose di sì, dicendomi che mi avrebbe operata lei all'Humanitas.
Io però non avevo mai sentito parlare di questo ospedale... E subito mi preoccupai, perché quando ci si deve operare ovviamente non ci si mette nelle mani del primo che capita.
Mi disse di pensarci una settimana se volevo, e che una volta deciso avrebbe potuto mettermi in lista all'Humanitas per l'operazione, con un'attesa di circa un mese.
Mi prescrisse anche degli esami del sangue da fare, specifici per le cisti.

Quando tornai a casa cercai subito di documentarmi sull'ospedale tramite Internet, ma ovviamente il sito dell'Humanitas non poteva certo parlare male di se stesso.
Lessi attentamente tutti i vanti della struttura e dei suoi medici, effettivamente rassicuranti, ma cercai di informarmi anche tramite amici e parenti e soprattutto chiedendo al mio medico curante.
Amici e parenti ne avevano tutti sentito parlare un gran bene ma nessuno di loro ci era mai stato o si era mai fatto curare o operare lì, il medico curante di mia mamma lo dipinse come un ospedale eccellente, mi mancava solo il parere del mio medico, ma ormai ero quasi certa che mi sarei operata lì.

Purtroppo il mio medico fu lapidario: "No, le sconsiglio l'Humanitas".
Ma come? Tutti me ne avevano parlato bene... Come mai lui me lo sconsigliava?
Mi disse che una volta fose era un buon ospedale ma che ora come ora non se la sentiva proprio di consigliarmelo. Mi disse di rivolgermi alla Mangiagalli, perché l'ospedale di Milano con i migliori reparti di ginecologia. Purtroppo però questo avrebbe voluto dire attendere una visita ginecologica che avrei ottenuto chissà quando (con la mutua è così) ed essere qundi operata chissà fra quanti mesi.

Fu una vera mazzata, ma soprattutto andai in panico. Aspettare tanto poteva davvero voler dire perdere l'ovaio, e a chi potevo rivolgermi?

Maledissi il giorno in cui avevo cercato la ginecologa sulle Pagine Gialle senza dare ascolto al mio medico, che già allora mi aveva consigliato la Mangiagalli.
Non sapevo davvero più cosa fare: operarmi subito all'Humanitas senza certezze professionali o attendere chissà quanto alla Mangiagalli, aumentando il rischio di perdere l'ovaio ma con la certezza di essere in buone mani?
Mi sentii persa e pervasa dal panico totale.

Continua...

lunedì 17 marzo 2008

Un pensiero flash prima di continuare

Ora come ora desidero un figlio più di ogni altra cosa. Eppure prendo la pillola perché il mio utero lo ucciderebbe.
E' sicuramente il paradosso più crudele che potesse capitarmi.

Eppure difendo la legge sull'aborto. Non si può giudicare nessuno perché nessuno potrà mai realmente mettersi nei panni di qualcunaltro. E di certo un uomo non potrà mai mettersi nei panni di una donna, tanto meno incinta.
La legge 194 é stata conquistata con la lotta delle nostre nonne e delle nostre mamme. La scelta é un diritto.
Che uomini schifosi come Ferrara e politici pensino a diminuire gli aborti partendo dalle condizioni di disagio principali, che stanno alla base della difficilissima scelta di abortire (che spesso più che una scelta é l'unica strada possibile) invece di voler abolire questa legge che ha impedito a tante donne di morire su lettini illegali.
Che pensino a dare sostegno economico prima di tutto alle donne sole, abbandonate dai loro abominevoli uomini, che decidono con grande coraggio di portre a termine la gravidanza senza nessuno che le ami e senza il padre naturale del proprio bambino; poi che pensino a un sostegno economico a tutte le coppie, sposate o non, che decidono di avere un figlio (o comunque di tenere un figlio); e in fine che facciano una legge SERIA a tutela delle lavoratrici ANCHE A PROGETTO E CON CONTRATTI ATIPICI che vanno in maternità, impedendo mobbing e licenziamenti.
Questa é una giusta politica contro l'aborto, non l'abolizione della 194!

Buona notte...

mercoledì 12 marzo 2008

RMN e la scoperta della cisti dermoide


Questa notte ho fatto un incubo. Non uno di quegli incubi con mostri che ti fanno svegliare di soprassalto o robe del genere, ma nemmeno un sogno, perché come termine sa più di bella esperienza dalla quale quasi ti spiace svegliarti.
Questa notte nella mia mente ho vissuto una visita ginecologica che non finiva mai. Grosse mani che non la smettevano di ravanare nel mio utero. Fastidio, dolore, angoscia infiniti.
Quando mi sono svegliata ho provato sollievo, e all'improvviso cosciente che dovevano venirmi le mestruazioni.

Andai al San Raffaele per la Risonanza. Un po' labirintico l'ambiente ma tuttosommato me la cavai.
Ero un po' preoccupata perché dovevano venirmi le mestruazioni proprio quel giorno e temevo avrebbero potuto infastidire l'esame (visto che andava fatto proprio a utero e ovaie).
Compilai un foglio con le generalità e qualche informazione medica personale, e lessi quelle sull'esame. Bisognava togliersi tutto ciò che di metallico si aveva indosso, persino il reggiseno se conteneva i ferretti. E anche le lenti a contatto andavano tolte! Per fortuna, non so perché quella mattina portai con me gli occhiali. Anche alcuni materiali interni dovuti a passate operazioni non andavano bene, tipo placche metalliche ecc. E ovviamente, non potendo toglierle, chi le possedeva non poteva fare la RNM. Io già lo sapevo (grazie a Dr. House! :-D) e in effetti ero un po' preoccupata perché anni fa mi era stata messa una placchetta per sostenere la retina dell'occhio sinistro a seguito di un distacco. Quindi mi portai il foglio dell'operazione fatta e fortunatamente il radiologo mi dette via libera perché la placchetta risultò di silicone.
Mi tolsi tutto: orecchini (che lavoro! Ne ho le orecchie piene! :-)), collanine, ciondolini, braccialetti, vestiti, reggiseno. Rimasi in mutande e mi infilai il camice che mi avevano dato.
Entrai nella stanza con un po' di difficoltà visto che non avevo le lenti a contatto e che non potevo introdurre nell'ambiente gli occhiali, ma il lettino era quasi subito lì e c'era il dottore ad aspettarmi.
Mi sdraiai. Mi venne raccomandato di stare immobile e di non spaventarmi del forte rumore che avrei sentito all'interno del tubo. Comunque mi dettero delle cuffie per attutirlo. Mi dissero anche che l'esame sarebbe durato almeno 40 minuti e, nonostante la domanda mi fosse già stata posta nel questionario, il dottore mi chiese se soffrivo di claustrofobia. Io risposi di no, o che almeno non pensavo di soffrirne, e lui mi avvertì che comunque, se fossi andata in panico, avrei potuto chiedere di interrompere l'esame in qualsiasi momento.
Dentro di me pensai "E che sarà mai?". Non ci misi molto a capirlo. Quando mi "infornarono" nel tubo, capii subito che il macchinario non era molto ospitale, era stretto, molto stretto, e mi chiesi come avrebbe potuto entrarci qualcuno più grasso. Avevo le braccia stese lugo i fianchi che premevano contro la macchina.
Quando partì l'esame, cominciai effettivamente a sentire il rumore di cui mi aveva avvertita il dottore, non saprei spiegare a cosa somigliasse, forse a quello di una pressa. Dopo qualche minuto così, cominciò una specie di sirena, di allarme, e d'un tratto capii perché nei forum su internet avevo trovato molti messaggi di persone che chiedavano di ospedali muniti di un macchinario aperto per la RMN. In effetti quei rumori uniti all'ambiente ristretto misero un po' di angoscia anche a me, ma mi sforzai di dormire per non pensarci, e funzionò. L'unico problema era che dormendo, quando ogni tanto spostavano il lettino avanti o indietro per mirare meglio le parti, sobbalzavo un attimo. Ma per il resto dormire fu proprio la soluzione migliore per non agitarmi.

Fatta la Risonanza Magnetica, partii il giorno dopo con il mio compagno per Barcellona. Un week end lungo studiato apposta per staccare da tutto, per cercare di liberare la mente dai pensieri.
Tornata lasciai passare pochi giorni e andai a ritirare i risultati.
Mi dettero una cartelletta con dentro il referto e un qualcosa di nuovo per me che mi lasciò stupita: un CD-Rom con dentro le immagini della RMN.
Gridai quasi al miracolo. Anche questa volta il San Raffaele si era dimostrato troppo avanti :-)
Lessi il referto e la sensazione non fu molto bella da subito:
"... Utero nei limiti per morfologia e dimensioni" (e fin qui tutto bene) "presenta setto muscolare che separa due cavità sino livello del collo, come nei casi di utero setto completo".
Qui mi fermai un attimo. Ma cosa voleva dire "come nei casi di utero setto completo"? Era un utero setto completo o no? E perché il maniaco delle anoressiche mi aveva parlato di utero bicorne?
Pensai che forse avevano usato il termine "setto" per indicare l'effettiva divisione in due parti dell'utero e proseguii la lettura, "Due millimetriche formazioni liquide a livello del collo, a dx della linea meridiana, da riferire a cisti di Naboth".
Ricordandomi che la ginecologa mi aveva visto una cisti all'ovaio, mi preoccupai un attimo, perché qui il referto diceva che ne avevo una anche nell'utero... Proseguii, "L'ovaio sn é aumentato di dimensioni (4x3,5x3,5) e presenta formazione tondeggiante di circa 3 cm che contiene al suo interno formzione adiposa, compatibile con cisti dermoide". Ecco qui la cisti che probabilmente aveva visto la ginecologa. Proseguii, "anteriormente alla formazione segnalata é presente falda liquida iperintensa nelle aquisizioni T1 e T2 pesante, come per componente emorragica o ad elevato contenuto proteico". ??? Qui ebbi un sussulto, ma poi mi ricordai che la sfortuna aveva voluto che mi fissassero la RNM proprio il primo giorno di mestruazioni, e attribuii quest'ultima parte a quello. L'ultima frase del referto era "Non sicuramente riconoscibile l'ovaio dx". E qui invece non seppi proprio cosa pensare. Ma come, non erano riusciti a vedermi l'ovaio destro? Nemmeno con una RNM? E come mai? Mistero.

Come al solito usai Internet per informarmi, e trovai su Wikipedia la spiegazione di cisti dermoide. Quando lessi che si trattava di un tumore benigno trasalii un attimo, e mi resi conto che doveva trattarsi di qualcosa di non molto bello, anche se benigno.

Guardai anche il CD-Rom sul computer illudendomi di capirci qualcosa ma ovviamente non ci capii nulla. Ebbi però modo di constatare che il sistema di gestione delle immagini non era proprio così intuitivo. "Ma tanto i dottori sapranno certamente leggere tutto", mi dissi, e rimisi il gioiellino di tecnologia salvaspazio nella sua cartelletta.

Telefonai subito alla ginecologa spiegandole la situazione. Le dissi della cisti di Naboth e mi rassicurò dicendomi che ce l'avevano tutti (?). Ma quando le parlai della dermoide taque.
Mi fissò l'appuntamento per due settimane dopo. Dovetti attendere fino ad allora per sapere qualcosa di più.

Continua...

giovedì 6 marzo 2008

Esami del sangue e prenotazione RMN


Dopo queste prime due visite mi sentivo più tranquilla, pensavo di essere in buone mani e di aver ormai avviato bene il mio percorso.

Andai dunque dal mio medico curante per farmi prescrivere gli esami del sangue (quelli per la ginecologa e quelli per la nutrizionista) e la Risonanza Magnetica.
(Nel frattempo avevo cominciato a seguire la mia nuova dieta e stavo già vedendo qualche risultato.)

Ovviamente spiegai al mio medico della malformazione all'utero, perché la ginecologa si era raccomandata di far scrivere sull'impegnativa lo scopo di questa Risonanza, di modo che il radiologo mirasse ad immagini chiare e precise dell'utero.
Sentendo la storia, il dottore mi fece anche l'impegnativa per una visita ginecologica specialistica alla Mangiagalli di Milano (rinomato ospedale statale con un famoso reparto di ginecologia fra i migliori della Lombardia).
Io però non ascoltai questo suo consiglio (altro errore del quale mi renderò conto solo tempo dopo) avevo già la mia nuova ginecologa e non vedevo la necessità di un'ulteriore visita alla Mangiagalli.

Il mio medico però, che é molto scrupoloso, mi diede un altro esame del sangue da fare prima di prendere l'appuntamento per la Risonanza, ovvero il Test di Falcizzazione. Mi disse che recenti decessi a seguito di una Risonanza erano proprio dovuti al fatto che nessuno fa mai questo test. Se fosse risultato positivo non avrei potuto fare la RMN, mentre se fosse risultato negativo avrei potuto prendere l'appuntamento.
Mi sembrò un po' esagerato ma non discussi, il dottore era lui, e comunque meglio eccedere in prudenza che essere superficiali o negligenti.

Feci gli esami del sangue quasi subito e il Test di Falcizzazione risultò fortunatamente negativo.
Più o meno tutto a posto anche per gli altri esami, fra i quali fui particolarmente sollevata nel vedere negativo anche quello dell'HIV... Non si sa mai nella vita... :-)

Infatti a questo proposito vorrei aprire una parentesi:
Durante alcune mie scorribande nel Forum Gravidanza di AlFemminile.com, mi é capitato spesso di leggere i messaggi di donne incinte in apprensione per il risultato del test HIV. Ma perché portarsi questo dubbio e quest'angoscia fino alla gravidanza? Consiglio a tutte le donne che hanno intenzione di tentare il concepimento di non attendere per fare quest'esame, ma di farlo prima. Perché essere in ansia per due (mamma e bambino) quando si può fare prima senza mettere a rischio la salute del bambino?

Ridendo e scherzando si avvicinò il Natale.
Ero molto impegnata con il lavoro e lasciai passare un po' prima di pensare alla Risonanza, mentre andai alla prima visita di controllo con la nutrizionista.
Buoni risultati, avevo perso 3 kg.
La vitamina B12 risultò bassa come previsto, così la dottoressa mi prescrisse un integratore: Vitamina B12 2000 mcg della LongLife (Veg Friend). Mi disse che avrei dovuto prenderne 3 compresse alla settimana finché i valori nel sangue non si fossero normalizzati, e che in seguito avrei dovuto prenderne 1 compressa alla settimana per tutta la vita.
La cosa mi sconvolse un pochino, "Caspita per tutta la vita???" le chiesi stupita, "Sì" mi rispose, perché vegani e vegetariani non possono prendere questa vitamina in dosi sufficienti tramite l'alimentazione quotidiana.
"Va bé mi ci abituerò" pensai. E ci lasciammo fissando un appuntamento per dopo le Feste, a fine Febbraio.

Arrivarono le vacanze di Natale. Non andai via, per cui ebbi tutto il tempo di fare le mie ricerche per capire dove fare questa benedetta Risonanza, e scoprii non solo che la facevano al S.Raffaele (abbastanza comodo per me con i mezzi) ma che si poteva addirittura prenotare online! Troppo avanti! :-D Se c'é una cosa che odio é telefonare agli ospedali per prendere gli appuntamenti, i centralini sono sempre intasati e si butta via un sacco di tempo.
Quindi ho sfruttato Internet e ho prenotato online risparmiandomi interminabili minuti di attesa al telefono.
Incredibile ma vero mi telefonarono loro dopo soli 2 giorni per fissarmi l'RMN. Fantastico no? Super efficiente :-)
Mi fissarono l'appuntamento per i primi di Febbraio, ma qualche settimana dopo mi ritelefonarono per dirmi che si era liberato un posto a metà Gennaio. Accettai, prima mi toglievo questo pensiero e meglio era.

Continua...


mercoledì 5 marzo 2008

Finalmente una donna...


Tornata dalle vacanze estive, rigenerata, alleggerita e con una rinnovata energia, mi misi quasi subito alla ricerca di 2 figure:
Una ginecologa donna, possibilmente vicina a casa mia, e un/a dietologo/a specializzato/a in diete vegetariane (sono vegetariana)che fosse in grado di rimettermi in forma e di seguirmi durante un'eventuale gravidanza, di modo da apportare a me e al mio bambino la giusta nutrizione scongiurando però un aumento di peso spropositato.

Dunque, nonostante il maniaco delle anoressiche mi avesse fatta andare su tutte le furie, era comunque riuscito a mettermi un tarlo, una preoccupazione sul peso prima, durante e dopo la gravidanza.

Mi misi alla ricerca su Internet dei possibili candidati. Tramite le Pagine Gialle trovai una ginecologa a poche fermate di metropolitana da casa mia. Pensai insomma di chiedere un altro parere sulla mia situazione (la malformazione all'utero), e che forse, tuttosommato, un ginecologo valesse l'altro (più avanti questo si dimostrerà un altro errore).
E presi quindi un primo appuntamento con questa dottoressa che mi venne fissato a distanza di circa un mese.

Per la dietologa scrissi direttamente a Scienzavegetariana.it, avevo visto sul loro sito un elenco di medici in Lombardia e volevo saperne di più.
In seguito contattai, sotto consiglio appunto di Scienzavegetariana.it, la nutrizionista Michela De Petris, che mi fissò un primo appuntamento da lì a poche settimane, raccomandandomi di portare i miei ultimi esami del sangue generci (per fortuna li avevo fatti da poco).

La prima visita in ordine temporale fu con la nutrizionista. Le spiegai un po' quello che mi aveva detto il maniaco delle anoressiche, e non posso descrivere la faccia che fece, come non c'é bisogno che dica che quell'espressione significava disapprovazione unita a qualche pensiero poco carino sull'elemento.
Bene, venni pesata, misurata in altezza, e dal calcolo risultò appunto che avrei dovuto perdere massimo 5 kg per raggiungere il peso forma.
Mi vennero anche prescritti degli esami del sangue per vedere il livello di vitamina B12 nel sangue, notoriamente scarso in vegetariani e vegani, fondamentale in gravidanza per una corretta formazione muscolare del bambino, e per rivalutare la Creatinina, in quanto sballata negli esami precedenti e sintomo di scarso apporto di liquidi.
Ci lasciammo fissando un secondo appuntamento la settimana successiva, per la consegna del piano nutrizionale personalizzato.

Poi arrivò il momento della prima visita con la ginecologa.
Subito mi fece una buona impressione. Piacevole e gentile, si dimostrò anche molto delicata nelle visite. Insomma... Proprio quello che stavo cercando.
Visionò tutto: esami del sangue, precedenti ecografie e responsi riguardanti la malformazione all'utero.
Tuttosommato però non si fidò della sicurezza con la quale il maniaco delle anoressiche aveva diagnosticato un untero bicorne non operabile. Così mi prescrisse una Risonanza Magnetica (RMN), per cercare di vedere la morfologia della parte e di evitare l'isteroscopia diagnostica.
Durante la visita (ecografia interna e immancabile visita ad occhio nudo), ricordo bene che mi vide una ciste all'ovaio e mi disse "Questa é da tenere sotto controllo", ma non aggiunse altro, e quindi io non mi preoccupai.
Saltarono fuori anche le menate su peso e fumo che mi aveva fatto il maniaco delle anoressiche, e anche da parte sua la reazione fu la stessa della nutrizionista. Smentì entrambe le teorie.
Mi feci anche prescrivere tutti gli esami del sangue utili in gravidanza che potevo fare anche da non gravida, di modo da non trovarmi sobbarcata di esami nel periodo di un'eventuale gravidanza futura. Me ne prescrisse diversi:
Anti Rosolia (IGG), Anti Rosolia (IGM), Anti-Cytomegalovirus (IGG),
Anti-Cytomegalovirus (IGM), Anti-Toxoplasma (IGG), Anti-Toxoplasma (IGM), HBSAG, Anti Epatite C, HIV.

Continua...

martedì 4 marzo 2008

Il primo errore


Ho cominciato a darmi da fare per avere notizie sul mio utero quest'estate, a Luglio.
Non avendo però un ginecologo di fiducia (quella che mi aveva diagnosticato la malformazione la prima volta era una obiettrice di coscienza e mi ero trovata umanamente molto male con lei, mentre in seguito ero andata in un consultorio senza avere un ginecologo fisso) mi rivolsi a mia sorella, per vedere se lei aveva qualcuno valido da consigliarmi.
Subito mi dette il nominativo e l'indirizzo del suo ginecologo, certa della sua professionalità perché aveva salvato la vita a sua madre (io e mia sorella abbiamo in comune il papà).

Andai da questo ginecologo e subito venni accolta in modo poco simpatico: mi squadrò dalla testa ai piedi, e con un tono schifato, giuro, schifato, mi disse "Certo che lei é proprio il contrario di sua sorella".
Io, in imbarazzo ma anche seccata, finsi di non aver capito il tono e, sforzandomi di sorridere, gli risposi "Beh spero che non sia una cosa negativa".
Silenzio glaciale.

Ora devo aprire una piccola parentesi, mia sorella é magrissima, direi anche troppo, mentre io ho proprio un'altra struttura, le mie radici sono austro-ungariche, quindi nulla a che vedere con gli scriccioli :-) ma sono ben proporzionata e alta.
Al momento della visita avevo circa 5 kg in più del mio peso forma, insomma... Non poi una cosa così drammatica a mio parere.
Bene, continuo...

Dopo le solite cose di routine per la prima visita, il ginecologo mi chiese il motivo per il quale ero andata da lui.
Gli spiegai che anni fa mi era stata vista questa malformazione all'utero e che volevo saperne di più, nell'eventualità di volere un figlio nei prossimi anni.
Questo medico, invece di preoccuparsi della mia malformazione, cominciò a insistere sul mio aspetto fisico, sul mio sovrappeso, perché, secondo lui, prima di pianifcare una gravidanza sarei dovuta dimagrire, "i figli delle donne in sovrappeso nascono malati e cagionevoli di salute" mi rimproverò lapidario.
Rimasi shoccata, se non fosse stato medico e amico di mia sorella l'avrei mandato a quel paese e me ne sarei andata. Invece rimasi lì, a sorbirmi tutte le sue menate sul mio peso.

Dopo tante assurdità, finalmente mi visitò. Ecografia interna ed esterna. La sentenza fu che il mio utero non era operabile, in quanto completamente diviso in due da uno spesso strato muscolare (anche oggi, dopo altre visite ed esami, questa sembra essere la realtà).
L'unica cosa che potevo fare, secondo lui, era tentare. Cercare una gravidanza e incrociare le dita. "Io mi fido molto della Natura" mi disse, "ci sono buone possibilità che il feto si ricavi lo spazio che gli serve. Anzi, se qualcuno avanza l'idea di operarla scappi a gambe levate perché allora sì rischierebbe di fare danni peggiori e di non poter più avere figli".
Sinceramente, di primo acchito, mi sembrò un'assurdità. Possibile che con i passi da gigante fatti in medicina, una persona debba ancora sentirsi dire da un medico chirurgo di affidarsi alla sorte? Pare proprio essere così, ma in quel momento mi sembrò solo un altro motivo per non tornare mai più da quell'essere.

Dopo avermi spiegato un po' com'era il mio utero (e sinceramente non ci capii molto), cominciò con una seconda menata, quella sul fumo.
Secondo lui, se avessi voluto un figlio, avrei dovuto smettere di fumare almeno 6 mesi prima del concepimento. Mai sentita cosa più stramba.
In più, tutto convinto, mi disse "S'immagini cosa succederebbe se lei dovesse smettere di fumare di botto per una gravidanza. Già si vede che ha un rapporto particolare con il cibo, figuriamoci se dovesse smettere di fumare, ingrasserebbe a dismisura".
A questo punto avrei solo voluto tirargli una scarpata in bocca, invece mi limitai a fare di tutto per finirla lì.

Insomma... tanto positivo sul mio utero quanto catastrofico su cose che a mio avviso non avrebbero proprio dovuto destare preoccupazione.
In conclusione uscii da quello studio arrabbiata come un muflone e anche un po' triste. L'unica cosa certa era che non sarei più tornata da quel maniaco delle anoressiche.
Mi dissi "Pausa. Adesso vado in vacanza, poi a Settembre cercherò un altro ginecologo, anzi... UNA ginecologa. Con gli uomini ho chiuso".

Ci tengo a dire che fin da subito trovai aiuto, sostegno e comprensione nel Forum dedicato alla Gravidanza di AlFemminile.com.
Anche grazie ai consigli, al prezioso scambio di esperienze e al fantastico supporto delle amiche del Forum, partii per le vacanze cercando di non pensare più né a quella visita né ai miei problemi.

Continua...

lunedì 3 marzo 2008

Volevo solo la Luna


Fino a qualche mese fa non avrei mai pensato di volere un figlio.
Anni fa, quand'ero ancora ventenne, una ginecologa mi disse che avevo una malformazione all'utero e che probabilmente non avrei potuto avere figli. La mia reazione fu quella di cercare di convincermi che i bambini non mi piacevano, che erano un peso, che un figlio non l'avrei comunque voluto.

Oggi, che sono quasi a metà del mio terzo decennio, mi rendo conto che a breve il mio tempo per diventare mamma scadrà.
Da qualche mese ho cominciato a pormi molte domande, fra le quali la principale é: Sei proprio sicura di non volere un figlio?
Con grande stupore la risposta che mi sono data non era un "Sì".
Così sono voluta partire con visite ed esami per cercare di capire esattamente cosa non andava nel mio utero.

Mi sono rivolta a diversi ginecologi nella mia vita ma mai nessuno era stato chiaro (fino ad ora) su questa malformazione.
Alcuni mi tranquillizzavano dicendomi che in futuro mi sarei potuta operare, altri non si sono mai pronunciati. Così, oggi che si avvicina la mia scadenza di mamma, mi sto impegnando per andare in fondo alla questione.

Sono partita a fare queste visite ed esami piuttosto serena, fiduciosa che si potesse fare qualcosa e nemmeno troppo sicura che avrei mai provato ad avere un figlio. Ho cominciato questo viaggio principalmente perché volevo sapere com'era fatto il mio utero e quali problemi poteva darmi esattamente.
Mi pareva insomma giusto informarmi su me stessa, anche nell'ottica di un'eventuale operazione per normalizzare l'utero, dandomi così la possibilità, in un futuro non troppo lontano, di fare una scelta con il mio compagno, di un'eventuale famiglia.

Oggi che di visite ne ho già fatte parecchie, con decine di ecografie e una risonanza magnetica, so che il mio utero é diviso in due da una spessa parete muscolare, e che quindi non é possibile operarlo. Ancora non mi é chiaro se si tratti di un utero bicorne o setto, ma lo saprò a giorni.
Le conseguenze di questa malformazione sono molte e nessuna di queste rassicurante:

1) Aborti spontanei ripetuti
2) Nascita prematura
3) Seri problemi durante la gravidanza che potrebbero costringermi a letto per quasi tutti i 9 mesi

Con un utero come il mio, le possibilità di portare a termine una gravidanza, e quindi di partorire un bambino vivo, sono del 60%.

Dalla risonanza magnetica che ho fatto é anche emersa una cisti dermoide all'ovaio sinistro che potrebbe farmelo perdere, lasciandomi anche con il 50% di possibilità di restare incinta.

Di fronte a tutti questi problemi, invece di scoraggiarmi, sento sempre più forte il desiderio di un figlio.
Sfida? Disperazione? Accanimento? Orgoglio? Testardaggine? Non lo so, sta di fatto che da riluttante che ero all'idea, oggi mi ritrovo a scrivere sull'agenda degli ipotetici nomi per un ipotetico figlio.

Il mio nome preferito in assoluto é quello che darei a una bambina: Luna. Ecco perché ho chiamato questo blog "Volevo solo la Luna". Ma questo titolo ha diversi significati. Dalla mia attuale posizione, non riesco e non posso vedere il futuro che mi aspetta, e questo desiderio di maternità mi fa sentire un po' come se stessi chiedendo l'impossibile. Inoltre, da buona cancerina, il mio pianeta é proprio la Luna.
A prescindere dai seguenti punti:
A) Se mai avrò un figlio
B) Se sarà femmina o maschio
questo blog vuole essere un vero e proprio diario sulle mie peripezie mediche e fisiche nella speranza di stringere un gorno il mio bambino al petto. Vuole essere una testimonianza utile anche ad altre donne con i miei stessi problemi, dubbi e sofferenze. Un luogo dove non sentirmi sola ma anche dove altre donne possano non sentirsi sole, trovare conforto e comprensione.

Dal prossimo post comincerò a scendere nei dettagli, sia per quanto riguarda visite ed esami già fatti, sia per quanto riguarda quelli futuri, insieme, ovviamente, a tutti i miei pensieri, paure e gioie.