domenica 11 maggio 2008

Il momento


Il 5 maggio telefonai puntuale all'ospedale. Quel giorno infatti sarebbe tornata dalle vacanze la responsabile dei ricoveri.
La trovai e riuscii a parlarle ma purtroppo disse ancora di non sapermi dire niente, ipotizzando un'attesa per l'intervento di ancora 1 mese circa.
Altra tegola in testa, ma mi spiegò anche che c'erano stati dei ritardi a causa di parecchie urgenze... E così... Come potevo prendermela? D'altra parte la precedenza ai casi gravi era sacrosanta e mai e poi mai avrei voluto rubare il posto a chi stava peggio di me.

L'ultima scatola di Danatrol ormai era quasi terminata e mi vidi costretta a ritelefonare alla ginecologa.
Mi rassicurò dicendo che non correvo alcun rischio prolungando la terapia ma che sarei dovuta andare dal medico a farmelo prescrivere.
Mi consigliò comunque di ritelefonare in ospedale una volta cominciata la scatola nuova, insistendo per avere notizie sul ricovero.

I giorni passavano infretta, fra lavoro, impegni e pensieri, così ricevetti la telefonata di una cara amica, la stessa con la quale ero alla cornetta quando mi chiamarono per gli esami pre ricovero, che voleva appunto sapere gli sviluppi. Ormai era passato più di un mese e alla luce di tutti gli avvenimenti, sfogai un po' la mia delusione per questo ritardo ma soprattutto lo stress di non avere una data di riferimento per questa benedetta operazione.
Per sdrammatizzare lei cominciò a scherzare dicendomi "Dai stiamo un po' al telefono così magari ti porto fortuna e ti telefonano come l'altra volta". Io risi ma non dissi gran che, la responsabile aveva ipotizzato ancora un mese di attesa e non avevo nessuna speranza che mi chiamasse proprio quel giorno. Così lasciai parlare lei e mi tenne al telefono una mezz'ora buona.
Messa giù la cornetta ripresi il mio lavoro e mi persi nello schermo del computer.
Non so quanto tempo passò, se 30 minuti o 2 ore, ero talmente immersa e concentrata che persi la cognizione del tempo, ma il mio cellulare squillò e rimasi agghiacciata: era la responsabile dei ricoveri della Mangiagalli che mi comunicava il mio ricovero in data 12 maggio e la mia operazione in data 13 maggio!
Io non sono superstiziosa e tendo a non credere a certe cose, ma in questo caso è davvero difficile anche credere a una coincidenza.
La mia amica mi aveva realmente portato fortuna per la seconda volta.
La richiamai subito e tutte e due urlammo incredule e di gioia.

Il mio entusiasmo però svanì in un attimo, perché guardando il calendario mi resi conto che in quei giori sarei stata mestruata e mi sorse il dubbio atroce che questo potesse compromettere l'intervento. E infatti non avevo torto. Telefonai alla ginecologa che mi confermò l'annullamento dell'operazione in caso di ciclo, ma mi svelò anche qualcosa che nessuno si era curato di farmi sapere prima, ovvero che le pastiglie di Danatrol che stavo assumendo quasi certamente avrebbero bloccato il ciclo.
Da un lato ne fui sollevata ma dall'altro mi sentii vittima di un'ingiusta dimenticanza. Per una donna il ciclo è importante, tante cose ruotano intorno ad esso e dipendono da esso. E se mi fosse venuta la paura di essere incinta? Cosa che proprio al momento non potevo permettermi se non volevo subire un aborto. E se la mia ginecologa non me l'avesse detto cos'avrei fatto? Avrei passato quei giorni con il terrore delle mestruazioni o peggio ancora avrei chiamato l'ospedale per rimandare tutto?
Era un atto di poca considerazione nei miei confronti, sia come paziente che come donna, ma alla fine lo archiviai insieme a tutte le altre ingiustizie, da quel momento volevo concentrarmi sul ricovero. Finalmente avevo una data.

Dunque è arrivato il momento. Domani entrerò in ospedale, alla Mangiagalli di Milano per il ricovero e martedì 13 mi opereranno.
Confesso di avere un po' paura, ma allo stesso tempo sono speranzosa.
Incrociate le dita per me e pensatemi, io di certo penserò a tutte voi, amiche meravigliose che mi avete incoraggiata e mi siete state vicine qui sul blog e sul forum gravidanza di AlFemminile e che state condividendo con me le vostre esperienze.
Ci sentiamo al mio ritorno dall'ospedale! E, anche se non dovessero riuscire a salvare l'ovaio malato, spero che potrò almeno dirvi di avere finalmente un utero normale.
Un abbraccio a tutte!

Continua...

sabato 10 maggio 2008

L'attesa della pecora nera


Andai al colloquio con l'anestesista. Come al solito il corridoio era pieno zeppo di pancione.
Mi misi in fondo, da sola, per non incontrare i loro sguardi ma purtroppo non servì a nulla.
Infatti le pancione chiacchieravano fra di loro facendo una gran caciara e spesso buttavano l'occhio dalla mia parte, inquiete e sospettose.
Quando poi si avvicinò il mio turno e mi misi a sedere fra le ultime rimaste, percepii chiaramente la tensione. Mi sentii come la pecora nera e nell'aria c'era tanta ma tanta superstizione e ignoranza.
Ebbi la certezza, dai movimenti rigidi di quelle donne, dai loro sussulti quando mi sedetti accanto a loro, che fossero convinte che portassi sfortuna. E non penso fosse solo perché tendenzialmente vestivo di nero o per la mia borsetta coi teschi ma per la mia pancia piatta, che faceva scaturire in loro sempre la solita domanda "Ma questa cosa ci fa qui? Perché è in mezzo a noi?".

Il colloquio durò pochissimo e me ne tornai a casa depressa come non mai. Anche arrabbiata però, perché non mi sembrava davvero giusto dover subire queste discriminazioni. Infondo io avevo un problema. E loro che ne sapevano di cosa volesse dire avere una malformazione all'utero, rischiare di perdere un ovaio e non avere la certezza di potere avere figli? Loro erano NORMALI. E io solo una porta sfiga.

Telefonai alla ginecologa per avvertirla che avevo fatto gli esami e mi informò che la durata (di quegli esami) era di un mese e che l'ospedale sarebbe stato obbligato per legge a operarmi entro un mese.
Quindi, secondo quanto mi aveva appena detto la dottoressa, entro il 2 maggio sarei stata operata. E cominciai a prepararmi psicologicamente, nonché a portarmi avanti febbrilmente col lavoro.

Arrivarono le mestruazioni. Le ultime che avrei avuto sotto pillola (almeno per un po'). Infatti il primo giorno di mestruazioni dovetti iniziare la terapia con il Danatrol (per preparare l'utero all'operazione) e la pillola anti concezionale non era ammessa.
Le pastiglie di Danatrol si rivelarono subito terribili. Mi fecero stare male per diversi giorni con nausea, giramenti di testa e strane sensazioni.
Dopo circa 1 settimana il mio corpo cominciò ad abituarsi ma in compenso presero a sbucarmi dei brufoli in faccia (anche questi previsti negli effetti indesiderati e collaterali del medicinale).

In un batter d'occhio si avvicinò il ponte del 25 aprile e l'ospedale ancora non si era fatto sentire.
Così chiamai la ginecologa per chiederle cosa potevo fare, dato che gli esami pre ricovero stavano per scadere e in mezzo c'erano i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.
Mi diede il numero di telefono della responsabile dei ricoveri e subito chiamai per tentare di avere informazioni.
Riuscii a palare con chi di competenza ma intesi subito il caos regnante in quel momento. Mi disse che stavano ancora preparando le liste, che al momento non sapeva dirmi nulla e mi invitò a richiamare nel pomeriggio.
Telefonai alle 16 e scoprii che il "pomeriggio" per loro erano le 14, nel senso che la signora se n'era già andata da un pezzo, alle 14 appunto, e l'infermiera che mi rispose mi consigliò di richiamare la mattina seguente.
Il giorno dopo telefonai alle 9 e scoprii che la persona che stavo cercando era appena partita per le vacanze (era il 24 aprile) e che sarebbe tornata il 5 maggio.
Cercai di far capire all'infermiera le mie preoccupazioni: gli esami pre ricovero stavano per scadere, le due scatole di Danatrol che mi avevano prescritto stavano per finire e io avevo bisogno di sapere qualcosa, le loro intenzioni.
La signorina fu molto comprensiva e mi invitò a chiamare più tardi, alle 11. Pensando di rassicurarmi aggiunse anche che gli esami pre ricovero non avevano 1 mese di scadenza, bensì 3 e che quindi non dovevo preoccuparmi.
Ovviamente mi crollò una tegola in testa. Avrebbero potuto operarmi anche a giugno dunque! Lo sconforto si fece strada dentro di me.
Quando richiamai, alle 11, mi rispose un'altra infermiera che si dimostrò tutt'altro che comprensiva. Tagliò corto e con rimprovero mi disse di richiamare dopo il 5 maggio, quando la responsabile sarebbe tornata dalle ferie.
Cominciò la mia estenuante attesa.

Continua...

giovedì 8 maggio 2008

Gli esami pre ricovero


Stavo aspettando da parecchi giorni la telefonata dall'ospedale e finalmente, mentre ero al telefono con un'amica, squillò il cellulare.
Era appunto la Mangiagalli che mi fissava l'appuntamento per gli esami pre ricovero il 2 aprile alle 7.45.

Arrivato il giorno mi alzai presto, alle 6.00. Dovevo presentarmi a digiuno ma almeno al caffè non potei rinunciare, pena il rincoglionimento cronico per tutta la giornata.
In ospedale ci misi un po' a capire quale fosse il padiglione dove dovevo presentarmi. Fortunatamente sul sito dell'ospedale avevo reperito una piantina e me l'ero stampata. Per lo meno ebbi una vaga idea di dove dirigermi.
Alla fine lo trovai: Padiglione Alfieri.
C'erano un bel po' di persone in attesa, più di quante mi aspettasi. Presi il mio bigliettino e attesi a lungo, fra pancione, amiche delle pancione, mamme delle pancione e mariti delle pancione, di essere chiamata.
Quando arrivò il mio turno scoprii che ero solo all'inizio. Infatti parlai semplicemente con un'infermiera che mi chiese i dati, il motivo del ricovero e il consenso a ripetere l'esame dell'HIV (il mio era scaduto secondo le regole ospedaliere).
Mi fecero attendere ancora in corridoio e venni chiamata per i prelievi.
L'infermiere mi accolse con un bel sorriso, oserei dire sereno e felice, e addirittura, mentre preparava tutto l'armamentario, lo udii canticchiare.
Durante il prelievo non potei resistere e dovetti dirgli il piacere che mi faceva sentire un infermiere cantare mentre, come tutti i giorni, prelevava il sangue alla gente.
Finiti i prelievi tornai in corridoio in attesa di essere chiamata nuovamente. Ci vollero ancora diversi minuti ma poi sentii il mio nome e mi affrettai ad entrare.
Fu la volta dell'elettrocardiogramma.
Finito questo, l'infermiera mi disse che potevo andare a fare colazione al bar giù in cortile e mi indicò le tappe per gli esami che mancavano.
Infatti, dopo la colazione, sarei dovuta andare in un altro padiglione per la lastra al torace e poi alla Mangiagalli vera e propria per la visita ginecologica.
Chissà perché mi ero illusa che avrei potuto evitare l'ennesima visita ginecologica... Ma poi, a pensarci bene, era così ovvio che mi sarebbe taccata ancora...

Mi recai verso il bar. Il solito bar sotterraneo accessibile tramite scomodissime scale di ferro.
Ma com'é possibile che tutti gli ospedali abbiano bar così? Quasi quasi faccio fatica io, e i malati? E gli invalidi? E gli handicappati?
Feci colazione, fumai una sigaretta e mi avviai verso il prossimo padiglione.
Cercai di orientarmi fra freccine e linee che l'infermiera mi aveva tracciato sulla carta ma finii per chiedere a un'infermiera di passaggio.
Con il torace me la cavai abbastanza in fretta, peccato che poi ci misi almeno 15 minuti a raccapezzarmi su come tornare indiero.

Trovata la strada del ritorno, entrai alla Mangiagalli alla ricerca di una stanza numerata (ora non ricordo quale) per le visite ginecologiche.
In attesa davanti a quella porta ci saranno state già una ventina di donne. Tutte pancione ovviamente. E altrettanto ovviamente mi squadravano dalla testa ai piedi con aria interrogativa. Del tipo: "Che cavolo ci sta a fare qui una pancia piatta?". Avrei voluto urlare a tutte che al mondo non c'erano solo loro... Ma mi feci pena da sola.
Dopo circa un'ora fu il mio turno. Mi vennero chieste le solite cose: operazioni fatte, malattie gravi in famiglia ecc. Poi fu il momento della visita ginecologica.
Fu una dottoressa a farmela. Però era fredda. Quasi antipatica. Mi frugò come al solito, provocandomi dolore, introducendo poi il fallo bianco e viscido dell'ecografia interna. Anche quella fu la solita tortura. Questo affare fatto passare e roteare da tutte le angolazioni... Non ne potevo più.
Finita la visita pensavo di avere concluso, e invece mi venne detto di attendere ancora fuori per una seconda visita col dottore.
Sbiancai. Un'altra visita non me l'aspettavo e dubitavo davvero di reggerla.
Comunque il dottore si fece attendere per un tempo interminabile. Credo passarano circa 2 ore.
Arrivato il mio turno stessa cosa di prima, solo che in più mi ispezionò col divaricatore e invitò altri 3 medici a venire a vedere.
Insomma, io ero lì sul lettino, stanca morta e spossata, a gambe divaricate e 4 uomini mi guardavano nella vagina.
Credo che nessun uomo possa capire come si senta una donna in una situazione simile. Eppure... Dovetti mettere da parte l'imbarazzo e il mio istinto di scappare via, ero lì per farmi curare, per avere una speranza, per la mia Luna.
Il medico confermò la diagnosi di utero setto completo. Compilò il foglio per l'operazione: laparoscopia e isteroscopia per utero setto completo e cisti ovarica e mi prescrisse due scatole di un medicinale da prendere dall'inizio delle mestruazioni fino al giorno dell'operazione, tale Danatrol.

Tornai al padiglione Alfieri come mi era stato ordinato e lì l'infermiera mi fissò l'appuntamento con l'anestesista due giorni dopo.
Avevo già passato un'intera mattinata a fare esami e non era ancora sufficiente.
Ma in quel momento volevo solo uscire da lì. Quando varcai la porta e mi ritrovai in strada tirai un sospiro di sollievo.

Continua...

venerdì 2 maggio 2008

Un pensiero flash prima di continuare

Oggi mia madre mi ha detto che mio cugino diventerà papà.
Quel cuginetto del Friuli che ho visto nascere e crescere avrà un figlio prima di me.
Me ne vergogno tantissimo ma la notizia mi ha dato più dispiacere che gioia. E non certo per lui poverino che è dolcissimo, bravissimo e sarà sicuramente un perfetto papà ma per la mia gelosia.
E' una sensazione bruttissima che mi fa veramente vergognare ma non posso farci niente, sono gelosa :-( perché lui avrà un figlio mentre io non so se potrò mai averlo.
Certamente mi passerà, come mi è sempre passata in tutti questi anni che amici e parenti mi hanno preceduta diventando genitori, e poi la gelosia cederà il posto alla felicità.