martedì 1 luglio 2008

Il ricovero - 1° giorno


Arrivai in Mangiagalli, Reparto Suor Giovanna, alle 10.30.
Dopo quasi un'ora di attesa, inframezzata da qualche chiamata per i documenti di registrazione (carta d'identità, tessera sanitaria), tutto il gruppo delle ricoverate del giorno venne invitato ad entrare, momentaneamente senza accompagnatore, per la comunicazione di regole fondamentali, orari dell'intervento e nomi dei chirurghi.
A me venne fortunatamente assegnato il chirurgo che mi aveva fatto la diagnosi (quello cioè dal quale mi aveva mandato la mia ginecologa) ma non ebbi altrettanta fortuna con l'orario dell'intervento: ore 10.30 circa.
In seguito fummo invitate a prendere le nostre cose e a far entrare gli accompagnatori per la sistemazione.

Mi fu assegnato un letto in stanza con una signora, che apparve subito socievole.
Sul tavolino trovammo subito la terapia preparatoria che ci avrebbe massacrate per tutto il giorno. Per me altre 2 perette e 1 litro d'acqua, al quale andava aggiunto un altro litro, fatto portare da un parente o acquistato al bar, da bere entro le 03.00.

Rimasi vestita nell'illusione di poter gironzolare e uscire con nonchalance per andare al bar, a fumare o dal giornalaio, ma venni subito ripresa dall'infermiera e invitata ad indossare camicia da notte e ciabatte per essere riconosciuta come degente.
A disposizione di tutte c'era una zona di ritrovo con tavolini e sedie, utilizzata anche per i pasti, e mi ritrovai a chiacchierare con le mie compagne di avventura, in attesa di essere chiamate per perette e tutto il resto.
Si creò subito un feeling di gruppo che mi aiutò molto a passare la giornata, così come ad avere più coraggio il giorno dopo.

Le perette ce le fece un'infermiera (che imbarazzo!). A me venne aggiunta una supposta e ad altre la sonda.
Tutto il pomeriggio fu un'interminabile e spossante corsa in bagno che per me durò anche tutta la sera e gran parte della notte, fino a 5 minuti prima di essere portata via in barella verso la sala operatoria.
Ero uno straccio. Completamente svuotata di ogni cosa.

Nonostante le impellenze forzate, passai dunque la giornata a chiacchierare e a fare amicizia. Alle 16 venne a trovarmi il mio compagno, che mi portò il litro d'acqua e restò a tenermi compagnia fino alle 18.
La serata la passai sempre nel salottino, dividendo la crescente tensione con le altre, e bevendo litri di camomilla per calmarmi.
A quasi tutte venne fatta un'iniezione anti coagulante per evitare trombosi durante l'intervento. A me no. Chiesi spiegazioni ma non rimasi soddisfatta dalle vaghe ipotesi dell'infermiera: sosteneva che non andava fatta al di sotto dei 35 anni o senza la presenza di rischi patologici, ma fu fatta persino a una ragazza più giovane di me.
Alla fine mi arresi e andai a letto verso mezzanotte-l'una col dubbio.

Stranamente, a parte qualche corsa in bagno durante la notte, riuscii a dormire abbastanza bene, ma alle 5.00, sia io che la mia compagna di stanza fissavamo il soffitto ad occhi sbarrati, svegliate dai primi inquietanti gemiti di dolore delle donne operate il giorno prima.

Continua...

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