lunedì 31 marzo 2008

Un periodo difficile


I giorni che seguirono furono fra i più difficili e bui della mia vita.
Non avevo certezze, non avevo più una ginecologa alla quale affidarmi ed ero sola con i miei problemi.
Quello che sapevo in quel momento e che mi tormentava era che:
1) Dovevo operarmi assolutamente per togliere la cisti dermoide all'ovaio
2) La cisti era già piuttosto grande e rischiavo di perdere l'ovaio. Prima mi operavo e meglio era
3) Sarei potuta rimanere con 1 ovaio solo e avevo paura che questo volesse dire avere poi solo il 50% di possibilità di restare incinta
4) Avevo una malformazione all'utero non operabile che mi prospettava grandi difficoltà e grandi dolori per il futuro, con solo 60% di possibilità di portare a termine una gravidanza
5) Il mio medico mi aveva sconsigliato l'Humanitas, ospedale della ginecologa che mi seguiva in quel momento e al quale avrei potuto accedere per farmi operare nel giro di 1 mese
6) L'ospedale migliore per questo intervento e dove avrei potuto farmi seguire anche in futuro era la Mangiagalli, ma le liste d'attesa rischiavano di allungare i tempi e di aumentare la possibilità di dover asportare l'ovaio

Raramente in passato mi ero sentita persa, sola e impotente come in quel momento. Non sapevo davvero cosa fare e mi veniva male solo al pensiero di dover telefonare alla Mangiagalli per prenotare una visita ginecologica generica e ricominciare tutto d'acapo.
Ma la cosa peggiore e più dolorosa fu certamente l'effetto della panoramica generale della situazione, il vedersi allontanare sempre di più la speranza di avere un figlio.

Insomma mi stava crollando il mondo addosso e per un pelo non mi lasciai schiacciare. Poi fortunatamente si rifecero vive la mia forza e la mia combattività, e cominciai a lottare contro il "destino" avverso.

In quei giorni avevo finito un lavoro per un'amica di mia sorella e andai da lei per ricevere il compenso. Purtroppo appresi che aveva gravi problemi di salute e cominciammo a parlare un po' delle nostre magagne. Quando le raccontai brevemente la mia situazione, mi disse che sia lei che mia sorella conoscevano un ginecologo della Mangiagalli, e io ovviamente non persi tempo.
La sera stessa telefonai a mia sorella e le chiesi il favore di contattare questo ginecologo, ma non per farmi visitare da lui, bensì per farmi consigliare una brava ginecologa DONNA della stessa struttura ospedaliera.
Lei insistette ancora col maniaco delle anoressiche, giudicandolo il migliore al quale potevo rivolgermi, ma dopo la brutta esperienza avuta con lui a Luglio non ne volevo sapere, così me la cavai dicendo la verità, e cioè che il mio medico, del quale mi fidavo, mi aveva raccomandato la Mangiagalli.
Anche se non troppo d'accordo con la mia scelta, mia sorella si attivò subito, dal giorno dopo, e nell'attesa cominciai anch'io frenetiche ricerche in Internet.

Mia madre
, vedendomi preoccupata, depressa e anche stressata, cominciò a telefonarmi più volte al giorno elargendo frasi del tipo "A volte è il destino a decidere per noi e forse il tuo è quello di non avere un figlio" ed elencandomi decine di malattie ereditarie che presumibilmente c'erano in famiglia, come per dire che forse non era nemmeno il caso di provarci.
Adesso come adesso, col senno di poi, credo siano state solo frasi maldestre nel tentativo di aiutarmi a non vivere la situazione come un dramma, ma purtroppo sortirono proprio l'effetto contrario. Inoltre, vidi l'atteggiamento di mia madre come un tentativo per scoraggiarmi che mi deluse profondamente.

Anche il mio compagno ebbe purtroppo delle uscite un po' infelici in quei giorni, manifestando seri dubbi e molte paure di fronte al discorso figli.
E tutto questo non fece altro che farmi sentire ancora più sola e depressa.

Passarono i giorni e da mia sorella nessuna notizia. Così le telefonai. Il ginecologo pareva introvabile ma capii anche che era troppo presa dal lavoro e dalle sue cose per star dietro a questa ricerca.
Così per qualche giorno mi sentii abbandonata anche da lei.

Mi resi conto però che tutti questi dolori, tentativi di scoraggiamento e delusioni non avevano fatto altro che aumentare e rafforzare il mio desiderio di maternità.
Ora ne ero certa, avrei lottato con le unghie e con il sangue per avere il mio bambino.

Continua...

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